Dopo la pace firmata in Egitto per quanto riguarda Gaza, si procede con la fase 2 del piano di Donald Trump. Ecco i prossimi step.
Una giornata storica, quella vissuta nelle scorse ore in Egitto con la firma del documento di pace a Gaza tra Israele e Hamas. Senza giri di parole, Donald Trump, grande promotore dell’accordo tra tutte le parti, ha parlato di “nuovo inizio per il Medio Oriente”. Ma ora, ci sarà da lavorare con la fase 2 del piano che metterà a dura prova i vari Paesi.

Gaza: inizia la fase 2 del piano di pace
Dopo il via libera e l’ok al documento di pace a Gaza firmato in Egitto dai leader del mondo, parte la fase 2. Tale fase, come sottolineato anche dal Corriere della Sera, prevede lo schieramento della forza di stabilizzazione internazionale, l’Isf. Per il momento, però, non sono filtrati particolari dettagli sulla composizione. Solo gli Stati Uniti hanno istituito il centro di comando nella base israeliana di Hatzor con l’invio di 200 soldati. Tutto il resto del contingente e soprattutto le regole di ingaggio dovranno essere chiarite e discusse.
Quello che sembra certo è che per attuare la fase 2 del piano a Gaza serviranno migliaia di uomini. In questo senso tra i Paesi che hanno lavorato all’accordo l’Egitto e la Turchia dispongono dei soldati con il Cairo che ha fatto sapere di addestrare, insieme ai giordani, 5 mila poliziotti palestinesi. Una situazione simile potrebbe essere attuata anche dall’Unione Europea e dai suoi Stati membri. Italia compresa.
Tempistiche e ruolo dell’Italia
Al momento resta da capire quali saranno le tempistiche per procedere al meglio con la fase 2. I soldati dovranno garantire ordine e sicurezza, oltre che fornire protezione ai civili, assistere il governo di tecnocrati (ancora da formare) e il ‘board’, l’organismo che dovrà guidare la transizione dopo la pace.
L’Italia vuole essere in prima fila su tale fronte partecipando attivamente alla stabilizzazione di Gaza, con il governo pronto a “implementare la presenza” dei carabinieri se verrà approvata una risoluzione Onu che lo richiederà, come ha fatto sapere la Premier Giorgia Meloni direttamente dall’Egitto.